Il presente volume completa un trittico Law & Humanities dedicato alla dialettica diritto/giustizia, in precedenza affrontata sul piano delle pratiche dei giuristi (Rifrazioni anomale dell'idea di giustizia) e con riferimento a proiezioni socio-politiche ideali (Immaginare il futuro del diritto). Tema conclusivo non poteva che essere, pertanto, quel giudizio con cui il diritto è chiamato a realizzare la giustizia nell'esperienza, così (ri)trovando il proprio senso, che si rivela però 'tragico' (apparendo il giudizio al contempo necessario e - in certo qual modo - impossibile). Orbene, proprio tale 'crisi' è stata variamente ritratta dalle arti: nei più disparati tempi e contesti, frammischiando finzione e realtà, facendone fonte di riflessione, quando non di diversione, convogliandovi il senso comune oppure il gusto del paradosso. E però, a dispetto delle peculiarità delle rappresentazioni, l'invenzione artistica sempre è parsa evidenziare, in chi giudica secondo diritto, la lacerante condizione di 'sospensione' tra terra e cielo, tra finito e infinito. Come d'altronde emerge nitidamente dai contributi qui raccolti.