"L'interesse per le forme di rituali collettivi in diverse società umane, con il loro carattere "rappresentativo" (carico di azioni simboliche, di forme comunicative spesso cifrate, svolte da "attori qualificati", e osservate da un "pubblico" formato da soggetti legati da relazioni sociali intense tra loro e con gli officianti), è stato molto intenso nella tradizione degli studi sociali, e in particolare antropologici. All'interno della rubrica del "rituale" si è costituita una lunga fila di studi teorici e di ricerche dirette sul campo, che hanno avuto - com'è noto - in A. Van Gennep, K. Klukhohn, R. Firth, G. Lewis, V. Turner, i principali protagonisti [...] Questo libro di Vito Antonio Aresta fornisce un ottimo contributo alle riflessioni sull'argomento dei rapporti tra rito e spettacolo, e con un orientamento originale, anche fornendo una documentazione insolita e molto pertinente [...] Egli ha aggiunto una terza dimensione alle due consuete, del rapporto tra mito, memoria e rituale da una parte e spettacolo dall'altra. È la dimensione della migrazione e dell'adattamento sociale e culturale dei migranti in un contesto nuovo, utilizzando proprio le loro tradizioni di riti collettivi e di interpretazione drammatizzata dei processi sociali e politici della contemporaneità." (Antonino Colajanni, Prefazione)