In queste dodici composizioni si passa dall'artista, visto nelle sue varie sfaccettature, ai religiosi, chiusi in un piccolo mondo conventuale che conferma e riassume il macrocosmo che li circonda, dalle vittime innocenti della violenza bellica ai nobili aggrappati alle convenzioni del loro ambiente. Alla base di tutto, ben riconoscibile, c'è il tema della finzione umana, il tormentato e caleidoscopico rapporto tra verità ed apparenza, tra realtà e maschera, in un mondo nel quale non solo non c'è più alcun valore, ma non c'è neanche più nulla di serio. Quest'ultimo Verga, oltre ad anticipare non pochi scrittori novecenteschi, fornisce degli stimoli di riflessione inquietanti e straordinariamente attuali. Non era sereno, lo scrittore, e la sua penna resta tagliente ed avvelenata, mentre descrive la farsa dell'umanità dei suoi tempi, che sono poi anche i nostri. Ma proprio per questo bisogna leggerlo fino in fondo, per apprezzare una volta di più la grandezza e la necessità di Verga.