L’anno del giardiniere è un divertito, spiritoso, manuale di giardinaggio con istruzioni brillanti, ironiche, anticonformiste. In mezzo a questo universo di minuscole peripezie con al centro fiori, piante e alberelli il personaggio del giardiniere.
Nel 1925 Karel Čapek, emblematico protagonista del Novecento letterario praghese, comprò, assieme al fratello, una casa di periferia con un ampio giardino. Fino ad allora aveva tenuto un suo diario pubblico, molto popolare, sul quotidiano della borghesia intellettuale di Praga. Da quel momento in poi, quell’elzeviro divenne il suo diario pubblico di giardinaggio che pubblicò in volume nel 1929 insieme alle vignette umoristiche del fratello Josef.
Čapek è guidato da una sapienza antica e istintiva per il mondo della natura, sa come alternare fiori e arboscelli, quando e quanto innaffiare, si destreggia tra bulbi e talee, se la prende con le erbacce invadenti e sfacciate, si stupisce, anno dopo anno, della bellezza dell’autunno. Più che il giardino è il giardiniere il protagonista del libro: con le sue ossessioni e il lavoro che non conosce soste affronta ogni giorno nemici pericolosi, come la pompa per innaffiare o i pidocchi delle rose; anche quando la neve ha coperto tutto il terreno il giardiniere ha sempre qualcosa da fare, mettere in salvo qualche vaso o solo immaginare i colori delle nuove fioriture ai primi segnali di primavera.
Tra le pagine lievi e poetiche di L’anno del giardiniere si prende consapevolezza della forza della natura e delle sue leggi a cui non c’è modo di sottrarsi, dello scorrere naturale del tempo e della sua relatività, dell’universo intero che si racchiude in un giardino.
Recensione di Libraio