Il libro, accoglie l'invito di papa Francesco di fermare il "naufragio di civiltà" a cui stiamo assistendo e "ridestarci dalla dimenticanza di chi soffre" (Discorso a Lesbo, 5 dicembre 2021). L'autore presenta i passi del lieto annuncio, quello che fa la differenza e invita a fare i conti con sé stessi, praticato dal nuovo "Santo" della Chiesa, don Giustino Maria Russolillo (Canonizzazione il 15 maggio 2022). Un figlio della periferia occidentale partenopea, nato a Pianura di Napoli (1891-1954), terra ricca di frutti, tra le colline e il mare, di antica presenza cristiana. Don Giustino vive pienamente il suo tempo, contrassegnato dalla tragedia delle due guerre mondiali, dalla grande crisi economica degli anni trenta, la bonifica delle terre, dai nuovi sviluppi commerciali e industriali. Che tuttavia, per quanto garantiscono una migliore condizione di vita anche per le classi medio-basse, riflettono una situazione precaria per tanta parte delle masse contadine e operaie, e i loro figli. Il "santo prete", come veniva chiamato dai suoi concittadini, non ha mai trascurato il prossimo, le famiglie, i giovani ed in particolare il povero. Nonostante risenta del contesto sociale e religioso del suo tempo, può essere annoverato tra gli operai del comandamento nuovo di Gesù, quello che il teologo tedesco Karl Rahner, ha definito essere l'"umanesimo radicale", che trova nel Cristo crocifisso la forma più alta dell'amore, perché giunge a donare la vita per il prossimo, fino a dare la vita anche per i nemici (cfr. Saggi di Cristologia). Ciò che il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, ha descritto nei termini di "amore assoluto" e si rivela come "esperienza di bellezza" che si realizza nel Dio crocifisso, Colui che muore d'amore: dove la dimensione di gratuità costituisce l'unica difesa, la custodia e la cura della libertà dell'uomo fragile (cfr. Solo l'amore è credibile). Prefazione di mons. José Ionilton Lisboa di Oliveira. Postfazione di don Giuseppe Surace.