Un impiegato modello viene accusato ingiustamente di violenza sessuale su una collega d'ufficio dal vicedirettore dell'Ente dove lavorava perché innamorato di lei e geloso di lui. Accusa assurda e infondata, ma talmente costruita ad arte che lui finisce in carcere. Quattro anni scontati innocentemente. Amarezza, delusione, impotenza, sentimenti del suo animo in parte mitigati dai colloqui con sua madre e con l'assistente psicologa. Dopo quattro anni, poiché il fatto non costituisce reato, ottiene la libertà. In lui non prevale né odio, né vendetta contro chi gli ha distrutto la vita. Solo una grande voglia di ricominciare una nuova vita in totale libertà e serenità.