La natura aerea, che Tati sembra conferire ai tratti più felici dei suoi personaggi, incontra le riflessioni di E. Morin sull'aereo e sul cinematografo, sul tentativo di proiettarsi verso il cielo alla stregua degli angeli, creature alate per eccellenza. Ma chi raggiungerà "gli aerei sopramondi ove solo dimoravano i morti, gli angeli e gli dèi" sarà l'apparecchio dei fratelli Lumière, la più oggettiva delle macchine, nata per riflettere la realtà del quotidiano, capace di alzarsi in volo "verso un cielo di sogno, verso l'infinito delle stelle". In questo viaggio di scoperta che attraversa l'opera di J. Tati alla luce delle felici intuizioni di E. Morin, che legano le radici del cinema a quelle dell'uomo, il suono diventa linguaggio primario, strumento privilegiato d'indagine di un mondo che si fa a tratti visibile attraverso il gioco della sua risonanza.