I Littoriali di mussoliniana memoria erano gare giovanili, una specie di olimpiadi culturali del regime. Ai vincitori una M d'oro che il Duce in persona appuntava sul petto. Furono una pagina di fascismo vissuto, attirarono allora l'entusiasmo dei giovani, come oggi l'attenzione degli storici che studiano gli anni del consenso. Consenso di massa o consenso di élite? a Mussolini dittatore o mecenate o princeps iuventutis? II volume di Nino Tripodi, quasi cinquant'anni fa fece rumore, adesso appare di più pacato interesse, ma lo si legge volentieri perché conserva col sapore di polemica anche la freschezza di quel primo amore di gioventù che negli anni Trenta fu il GUF: stivali, sahariana nera su pantaloni grigioverde e fazzoletto azzurro al collo, per ricordare la Dalmazia irredenta. Scenografo l'incolto Starace, ma direttori della regia Pavolini e Bottai, che erano invece due intelligenze del regime. Una storia scritta con divertita ironia, questa di Tripodi, ma senza veleno, anzi con simpatia umana anche per i voltagabbana: comunisti, socialisti, democristiani. In fondo restavano pur sempre dei vecchi camerati.