«Nel romanzo "La luna e i falò" Pavese scrisse: "Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Il mio paese si chiama Isolabona, ma da quando lessi la poesia "Itaca" di Konstantinos Kavafis, l'ho ribattezzato con quel nome che mi ricorda lo struggente desiderio di Ulisse di tornare alla sua amata isola. E questo desiderio l'ho reso realtà specie al tramonto della mia vita quando, annualmente, ritorno a Itaca per una visita a chi dorme sotto i cipressi di Sanzane e per incontrare gli ultimi amici, che come me, sono costretti ad usare le tre gambe di edipiana memoria per tenersi in piedi e "camminare così con tre gambe". Ma il ricordo della mia Itaca, durante gli anni trascorsi lontano da lei, è sempre stato presente ogni volta che mi sedevo davanti alla scrivania per scrivere libri per i giovani. Fa parte del mio DNA tanto da emergere in molti miei scritti editi o presenti su internet o addormentati in un cassetto. Ed è stato questo input a spingermi a scrivere questa antologia personale, che conterrà brani di lavori editi e inediti il cui contenuto è legato alla mia Itaca. Ho pensato anche di inserire i lavori dormienti (non dimenticati) per ridestarli dopo un lungo sonno. » (l'autore)