La storiografia contemporanea non riconosce gli ebrei haredi, (parola che si può tradurre con "i timorati", dai media definiti ultra-ortodossi) come parte del pensiero europeo e non rende giustizia al pluralismo culturale ebraico. Come sostiene Malachi Hacohen, eminente studioso israelo-americano di storia ebraica, sarebbe necessario aprire "nuovi ambiti e ridisegnare nuovi concetti affinché la storia ebraica europea possa ospitare anche gli Ebrei ortodossi". Questo libro apre un nuovo campo di indagine, introducendo il lettore alla conoscenza di un confronto intellettuale che in vari paesi coinvolge sia gli ebrei assimilati sia quelli haredi. E ciò risulta particolarmente importante in un paese, il nostro, in cui molti intellettuali, non solo israeliani, protagonisti del dibattito sul rapporto tra giudaismo e sionismo sono ancora sconosciuti. Sono voci che discutono sull'influenza che l'esistenza dello Stato di Israele esercita sulle diverse identità ebraiche, della natura stessa di quello Stato unico: "una patria di tutti gli ebrei" o "uno Stato di tutti i suoi cittadini", e persino della sua legittimità. Un dibattito fecondo e ricco di spunti e informazioni, perché si basa su di una solida ricerca documentale e pone questioni fondamentali.