Il lavoro è dedicato a Clea, una donna colta e intelligente, sacerdotessa di Delfi, alla quale Plutarco aveva dedicato anche il suo De mulierum virtutibus. Si tratta, senza dubbio, di un'opera nata dalle discussioni con Clea in materia di religione e sull'atteggiamento giusto con cui avvicinarvisi Partendo dal modo in cui accostarsi al dio da uomini saggi, Plutarco passa a trattare di Iside che, secondo lui, è «dea eletta per sapienza e amante di sapienza», cui è avverso Tifone, mostro e simbolo di malvagità. Su questo sfondo, egli racconta i costumi del sacerdozio egizio, del quale descrive abiti, usi, riti, regole di vita, collocandolo sempre, alla maniera greca, in una luce di razionalità. I capitoli finali, invece, sono dedicati all'esposizione allegorica del mito di amore e rinascita rappresentato, appunto, da Iside e suo marito Osiride.