Che l'uomo sorrida di se stesso e mai più della natura, salvo che questa non lo provochi - come fu per Leopardi - è un dato letterario non solo del nostro tempo, come lo dimostra la rassegna di teatro che precede il racconto finale di questo volume. L'autoironia appare come come un sublime gioco liberatore che scioglie le psicosi che ieri e oggi ci agitano. Ma è un passatempo che ci brucia. Tale evidenza prova come la nostra crescita spirituale, dal classico Goethe, dal romantico di fatto Platen, fino al realista Mann, si ha a condizione che si abbia il coraggio di ridere di se stesso.