Troppo spesso l'intenzionalità indica, anziché la struttura specifica verso cui è orientata costitutivamente l'esperienza, l'intenzione soggettiva (individuale o collettiva) di educare, la finalizzazione dell'azione educativa. La nozione di progetto finisce per slittare verso esperienze volontaristiche o, peggio, ingegneristiche, accentuandone nel caso migliore il significato esistenzialistico. Tornare al fondamento che ispira la riflessione fenomenologica, dove queste nozioni hanno preso la loro forma "matura", significa radicare l'educazione in una materialità soggettiva e oggettiva che è quella dell'esperienza. Implicitamente si vuole anche osservare le variazioni che il modo di interpretare l'esperienza e la realtà impongono alle nozioni di intenzionalità e di progetto e viceversa. Il testo, nella prima parte, è volto a chiarire le esigenze teoretiche che hanno determinato l'importanza di queste due nozioni, analizzando le posizioni che vanno da Husserl a Wittgenstein, da Heidegger a Derrida fino alla filosofia della mente. Nella seconda parte si analizzano e immaginano le conseguenze che i differenti usi di queste categorie determinano nel campo dell'educazione e della formazione, incidendo sulle scelte etiche, identitarie, di cura, di riconoscimento, comunicative, estetiche, politiche.