«Dal 1943 al 1948, mentre l'Italia soffre e combatte, si sviluppa una febbre di vita nuova e di ricostruzione. Allora prende corpo una storia di rapporti tra la politica e la cultura che dura per tutta la prima Repubblica» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi). Nel secolo dei totalitarismi il dibattito tra politica e cultura si fa infuocato. A chi spetta il primato? Chi scrive la storia? Questo saggio prende in esame i rapporti tra gli intellettuali e il potere in Italia negli anni che vanno dalla caduta del fascismo al 1948, anno della sconfitta elettorale dei comunisti. Da Mussolini a Togliatti, dal «Primato» di Bottai al «Politecnico» di Vittorini, passando attraverso la fine dell'idealismo gentiliano, le riserve storiche gramsciane trascritte nei Quaderni, la polemica anticrociana e la fine dell'autonomia artistica, un'analisi documentata e un racconto umano dei protagonisti della scena culturale italiana, luci e ombre di personalità complesse quanto originali, che si illudevano di poter indirizzare la politica e che hanno dovuto fare i conti con la grande disillusione. «La politica fa la storia. La cultura fa la cronaca» fu l'icastico commento di Togliatti in cui, in qualche modo, riecheggiava quello di Mussolini: «Gli intellettuali sono macchine inutili».