"Ho nitida l'occasione della mia conoscenza con Silvio Perrella. Risale a trenta anni fa. Lui aveva già incontrato un mio libro, attratto dalla fascetta, firmata da uno scrittore caro a entrambi. Ci incontrammo nella sua città. Cominciai a leggere i suoi articoli, i suoi saggi, le sue interviste. Alcuni li ha raccolti in un libro. Molti altri, secondo un diverso criterio, sono raccolti qui, e fin dal titolo richiamano ciò che è necessario nelle nostre letture: incontrare. È un libro che si presenta in disposizione alfabetica, come per dare un ordine a ciò che recalcitra a essere ordinato: spesso sono incontri con persone, per intervistarle e ritrarle. Credo che la fisicità dell'incontro sia per Perrella quasi necessaria: diversamente da altri saggisti, se può conoscere dal vivo la persona messa a oggetto del saggio, preferisce. Non tutti preferirebbero, perché gli incontri rischiano di essere deludenti rispetto a ciò che si è letto. Ma credo di poter dire che Perrella preferirebbe le delusioni alle illusioni. Tuttavia, qui dentro, di delusioni non ce ne sono: sicché il sostantivo del titolo merita pienamente l'aggettivo che lo precede. Ed è -come il lettore ha già visto in copertina - Insperati incontri: un libro di critica in presa diretta. L'ordine alfabetico rende facile, per chi conosce le letture predilette da Perrella, l'accostamento con i Sillabari di Parise. Anche qui si tratta di un alfabeto a suo modo sentimentale, nonostante alle lettere dell'alfabeto corrispondano nomi di persona. Ma che cosa sarebbero i sentimenti senza le persone, a che cosa servirebbero? Perciò, attraverso il suo alfabeto, Perrella salva gli incontri - variamente sorprendenti ogni volta - che il caso e la sorte (e la sua capacità) gli hanno assegnato. Ne salva la memoria per tutti noi e la rende attiva, ne fa uno strumento che servirà a tutti quelli che lo leggeranno, proprio quando meno se lo aspetteranno. Così per chiunque leggerà saranno incontri ogni volta insperati." (Raffaele Manica)