Antonella Pampalone in questo libro riesamina la lunga e operosa carriera del pittore calabrese
Francesco Cozza (1605-1682), rintracciandone gli innumerevoli rapporti intessuti nel fervido
ambiente romano del suo tempo. Se ne ricava l’immagine di un artista fortemente debitore a
molte esperienze altrui, sia nel Regno di Napoli da cui proveniva, sia a Roma, ma che mantenne
sempre una assoluta autonomia pur partecipando alle tendenze dominanti in una posizione
equidistante tra il Classicismo e l’incipiente Barocco. La sua produzione, che accanto ai temi sacri
e allegorici affianca una sensibilità arcadica per il paesaggio, lo rende oggi più che mai
graditissimo a chi indaghi sul Seicento romano con mentalità sgombra da schematismi e da
categorie prefissate. Con chiave di lettura del tutto innovativa, l’autrice rimarca una sostanziale
coerenza e continuità nello sviluppo del Cozza, raro caso di artista che si evolve continuamente
pur restando fedele a se stesso e al proprio ideale figurativo in un continuo andirivieni tra classica
dottrina e appassionata tensione emotiva.