È evocativo il nome Bavera, anche per chi non la conosce. Rimanda immediatamente a qualcosa di intimo, di lontano, di fuggevole, come fuggevoli sono i ricordi di un bambino, divenuto adulto, che apre il cassetto della memoria e tira fuori da esso i suoi segreti più belli, gli amuleti più potenti, i talismani magici. Prima ancora di essere un luogo fisico, un piccolo quartiere fatto di vicoli arroccati e di case di malta e pietra è un luogo dell'anima. Si sentono le voci, i lamenti, le grida dei fanciulli che giocano. La Bavera non è un quartiere di Monreale, la Bavera è la trasfigurazione letteraria di un mondo: quello di Salvatore Cangelosi.