Il decennio 1989-1999 è stato fra i più densi del secolo passato. La velocità e l'intensità dei mutamenti sono state notevolmente maggiori che negli altri due decenni a cui esso è paragonabile, quelli a cavallo delle due guerre mondiali. Più degli altri due esso ha segnato un passaggio di epoca che però non si riesce a definire bene perché è percepito soprattutto come fine (fine della guerra fredda, fine del bipolarismo, fine della Prima Repubblica, ecc.), mentre non è chiaro che cosa, nel contempo, abbia avuto inizio. Attraverso la lettura dei principali eventi via via che accadevano, Giuseppe Vacca ha tentato di individuare i lineamenti del mondo che stava nascendo, interpretando gli avvenimenti con idee e concetti diversi da quelli in voga. Così, dal susseguirsi delle sue cronache della politica internazionale e italiana, emergono in tempo reale i tratti di un mondo multipolare percorso da nuovi conflitti perché non si riesce ancora ad adeguare le istituzioni sovranazionali alla sua realtà; ma l'autore cerca anche di individuare le forze che prima o poi ci riusciranno. In Italia il decennio non è stato lineare e se un nuovo assetto economico e politico stenta a nascere, l'autore fa vedere che ciò dipende soprattutto dall'inadeguatezza delle culture con cui sono stati interpretati e orientati i mutamenti.