Nelle parole di Claudio Borghi si scorge ciò che è sempre "nascosto" agli occhi del fruitore. Se si parte dalla premessa che un'opera d'arte, di qualunque natura essa sia, risulti ontologicamente insufficiente senza gli spettatori, che essa nasca sempre dall'incontro tra oggetto e fruitore, iniziamo anche a comprendere il modo di "leggere" questo volume. Esiste una relazione estetica che viene determinata dal rapporto tra soggetto individuale e oggetto artistico; relazione che accade e che, soprattutto, precede queste due componenti. Borghi è un uomo gentile, che predica la tenerezza, come forma rivoluzionaria contro il cinismo, la superficialità, l'arroganza. Da uomo di cultura e non da erudito non ha la pretesa di comprendere il mondo, ma di provare a "concepirlo", a interpretarlo, a farlo proprio, come il cantante che intona la musica e diventa egli stesso la sua arte. Non getta la spugna e non finisce d'imparare, di mettersi in discussione, conscio del fatto che nulla di ciò che è acquisito è per sempre.