«Di Irène Némirovsky per Irène Némirovsky»: questa è la nota che accompagna il titolo "Il vino della solitudine" nell'elenco delle proprie opere che l'autrice redasse poco prima di essere arrestata, per sottolineare quanto fosse autobiografico il romanzo. È la storia dell'infelice rapporto tra una madre e una figlia, ma mentre nel precedente Jezabel la protagonista assoluta era una madre, qui la figura materna, assente e lontana, è in secondo piano, e la voce narrante del libro è quella di una figlia, Hélène, che detesta la madre con ogni fibra del suo corpo, e aspetta il momento giusto per vendicarsi della sua freddezza. Ma questo momento arriverà insieme al tempo della trasformazione della ragazza in donna: che quando scopre in sé un germe della crudeltà materna, decide di voler gustare qualcosa di molto più inebriante della vendetta. Nella parte del mondo dove Hélène Karol era nata, la sera si annunciava con una fitta polvere, che volava lentamente nell'aria e ricadeva con la notte umida. Una luce torbida e rossastra errava nel cielo basso: il vento portava verso la città l'odore delle pianure ucraine, un debole e acre sentore di fumo e la freschezza dell'acqua e dei giunchi che spuntavano sulle rive. Introduzione di Maria Nadotti.