"Un corpo a corpo con Dante, lungo un filo che già in passato lo aveva portato a confrontarsi col Divino Poeta: è ciò che fa qui Michelangelo Coviello, con l'umore che da sempre lo contraddistingue nella sua avventura di scrittura, mossa da una vena inventiva dal punto di vista sia formale sia contenutistico, prendendo lo spunto, in tono di volta in volta serio o irridente e negli stili più diversi, da fonti alte e consacrate. Qui in questo caso il pretesto è la riscrittura di un episodio capitale del Purgatorio, nientemeno che degli ultimi cinque canti, laddove il Poeta metteva in campo, nel fantasma di Matelda, una tensione all'armonia e alla bellezza che qui diventa occasione per mettere in scena il suo contrario, in chiave grottesca e comica, di ogni esperienza di sublime." (Vincenzo Guarracino)