«"Il diventare ricco o povero è una possibilità per noi Sapiens ma devono coesistere contrappesi giuridici ed economici che evitino gli eccessi. Se un uomo diventa ricchissimo o poverissimo vuol dire che sono venuti meno tali contrappesi. Così ragionava mio padre." C'è voluto un arco di tempo lunghissimo, quasi l'intera vita, per raggomitolare le percezioni e le interferenze avute con mio padre: chi veramente era stato, quale patrimonio ideale mi aveva lasciato e quale importanza, sino ad allora sommersa, aveva avuto nella formazione etica del mio io. In questo scritto, alternando elementi autobiografici, paleoantropologici e suggestioni sociologiche, ho ricordato il rapporto particolare vissuto con lui, rivelatosi poi utile nel farmi affrontare un lavoro duro e temprante. Mio padre, senza che me ne fossi accorto, senza imposizioni o autoritarismi patriarcali, mi aveva donato i valori della sua eredità simbolica, il suo viatico per assicurare la direzione verso cui andare per tentare di dare un senso alla mia vita.» (l'autore)