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«Graham Greene ha avuto personalità ed esperienza, grazia e intelligenza, e una compassione universale e trascendente che lo ha consegnato per sempre all’empireo della letteratura mondiale». John le Carré
Spionaggio, intrigo politico, avventura, duplicità morale e colpi di scena: questo è Il terzo uomo, tra i più celebri romanzi di Graham Greene, nato come sceneggiatura per il film del 1949 diretto da Carol Reed e interpretato da Orson Welles, votato nel 1999 dal British Film Institute come il miglior film inglese di tutti i tempi.
La trama di Il terzo uomo è tanto semplice quanto avvincente. Nella Vienna occupata dell’immediato dopoguerra, rasa al suolo e divisa in zone dalle quattro potenze vincitrici, arriva Rollo Martins, scrittore squattrinato di romanzi popolari che firma sotto pseudonimo. È stato invitato per un lavoro dall’amico d’infanzia Harry Lime, da tutti considerato un eroe, ma non appena giunto in città Martins scopre che Lime è stato ucciso da pochi giorni. Le circostanze della morte sono alquanto dubbie e Martins, pieno di sospetti, decide di far luce sull’accaduto.
Martins si troverà immischiato in una storia inquietante, tra crimini e rivelazioni, ombre e tradimenti, all’incrocio tra potere e politica, passato e futuro, nel cuore di un’Europa che ha appena iniziato il faticoso percorso per uscire dagli orrori della guerra.
Il terzo uomo è un’impeccabile investigazione che rientra nel filone dei romanzi di «intrattenimento» di Graham Greene, ma con lo scopo evidente, considerati i temi e gli argomenti, di stimolare la coscienza dei lettori. Ancora una volta Greene si dimostra un eccellente osservatore dell’animo umano e con un elegante gioco di specchi inscena una serie di sdoppiamenti dei personaggi e porta in evidenza la lotta impari tra un protagonista in fondo mediocre e ingenuo, ma capace di conservare il proprio senso morale e la capacità di provare empatia, e un antagonista cinico e manipolatore, brillante e senza scrupoli, reso immortale sullo schermo dall’interpretazione leggendaria di Orson Welles.
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