L'Italia del 1952 era un paese povero, che stava attraversando con molte difficoltà un lungo dopoguerra. Togliatti aveva ben compreso, tenendo presente la riflessione che in carcere aveva condotto Gramsci, che la caduta del fascismo comportava per l'Italia non l'instaurazione di un regime socialista, ma di una democrazia, fondata sulla collaborazione delle forze popolari impegnate nella realizzazione di quelle riforme necessarie per far uscire dall'arretratezza non solo economica che segnava l'Italia e ne marcava il distacco con le altre nazioni dell'Europa Occidentale. In questo senso la Costituzione del '48 tracciava il cammino verso un'Italia moderna, nella quale finalmente le forze del lavoro potessero partecipare alla direzione politica [...]. Quindi, non la "dittatura del proletariato" ma quest'idea della democrazia italiana fu quella che guidò giovani, come Liliana, nell'aderire al Partito Comunista e partecipare. Ci interessava la "questione meridionale" e vedevamo che la strategia di Gramsci, l'alleanza tra operai e contadini era quella vincente per fare dell'Italia, non una copia della Russia, ma una democrazia in un paese moderno e civile.