Tra il 1777 e il 1779, Alfieri vive uno dei momenti più significativi della propria esistenza: lascia il Piemonte per la Toscana, rinuncia definitivamente al matrimonio, compone una nutrita serie di opere, tra cui il trattato Della tirannide, la Virginia, la Congiura de' Pazzi. L'autore indaga le strette relazioni esistenti tra i testi e ricostruisce minuziosamente il processo della loro elaborazione, anche in relazione ai modelli (Machiavelli, Dante), e dimostra per tal via il consumarsi in Alfieri, nel breve giro di quegli anni, di una svolta ideologica e di sentire radicale. Dall'entusiasmo nelle possibilità di rovesciare la tirannide, di educare e coinvolgere il popolo, di far rivivere nei tempi moderni il modello degli antichi, si passa ad un'amara sfiducia, che fa della storia il luogo dell'inevitabile sconfitta dei valori. Ma il fallimento dell'azione è almeno parzialmente riscattato dalla letteratura, attraverso la pratica di un teatro degli eccessi e la trasformazione (nel passaggio dalla prima alla seconda Tirannide) del genere stesso del trattato politico in una vera e propria tragedia.