«Penso che lo specifico della ricerca poetica di Corrado Costa sia il gioco continuo del linguaggio, l'ironia, la giocosità. La vitalità, la freschezza che lui ha trasmesso è qualcosa che resta» così scriveva Nanni Balestrini all'indomani della prematura scomparsa del poeta, avvenuta nel 1991; ed infatti è sempre il retro del linguaggio, la ricerca ostinata di ciò che sta tra (ma anche sopra e sotto) le parole, la sua "ombra" giocosa e inquieta, ad essere il leitmotif delle scritture teatrali di Costa, un teatro di poesia in cui ingegnose macchine verbali, vicine al primo Ionesco, si accendono di una violenza comica, corrosiva, «una lingua inabituale, dimenticata, fatta di cose, dove raramente la metafora trova luogo», che chiama in causa Jarry e Beckett, Bene e Masoch. Tra le opere teatrali ritroviamo Santa Giovanna Demonomaniaca (celebre la performance di Costa del 1978 in cui diede fuoco a tutte le copie invendute del libro), Il Dodo e Il Condor (andate in onda come radiodrammi in America, curati e tradotti da Paul Vangelisti, prima ancora di andare in scena in Italia), I minimi sistemi, tragicommedia attualissima di una scienza sempre subordinata al potere, o ancora le Decomposizioni esemplari, in cui ad inscenarsi è un'apparizione notturna di Giordano Bruno a Shakespeare; e poi i dialoghi satirici di Umiliatevi tutti, disegni, bozzetti, e alcune opere ancora inedite (e mai andate in scena, cui si accede tramite un qr code), alle quali Costa si dedicò per tutta la sua vita.