L'attenzione di Cavour non era rivolta soltanto alle grandi questioni di governo, ma si spingeva fino ai dettagli dell'amministrazione. Ben prima dell'unità, egli si preoccupò di costruire un servizio segreto, del quale molto si servirà nel 1860. Quasi nulla si sapeva di queste cose, perché l'uomo cui Cavour aveva affidato quel compito, Carlo Pellion di Persano, mantenne per tutta la vita il segreto. Persano era un comandante della marina del Regno di Sardegna, che Cavour aveva fatto salire fin quasi al vertice della carriera. Dopo la morte del primo ministro, l'ambizione spinse quell'uomo a ottenere il comando supremo della Marina, abbandonando così i compiti ben più importanti che Cavour gli aveva affidato. Da ammiraglio, Persano comandò la flotta italiana nella terza guerra d'indipendenza (1866). Fu così che, assecondando un disegno del ministro Agostino Depretis, egli si trovò coinvolto nella battaglia di Lissa, e nella relativa sconfitta. Molti sono i personaggi e gli argomenti trattati nel libro: i banchieri segreti di Cavour, la finta presa di Napoli, il dissidio fra il premiere Garibaldi, le false traduzioni adoperate per coprire certi angoli della storia nazionale, la confusione a corte nei momenti cruciali, il ruolo dei giornali. Alcune pagine ricostruiscono il surreale processo che condusse Persano fino a rischiare la condanna a morte. Furono tante le contraddizioni della politica italiana ai suoi primi passi, fino alla clamorosa sconfitta di Lissa del 1866 e al processo che ne seguì: un'iniziativa sciagurata, che ebbe dannose proiezioni internazionali per l'Italia. Quest'ultimo aspetto è ricostruito con la rivelazione degli incartamenti del processo.