In questo romanzo di formazione, Luisito Bianchi narra una storia sincera e commovente, i riferimenti autobiografici sono trasfigurati nella narrazione, in cui non mancano momenti di divertita leggerezza. Seguiamo il protagonista, che via via conosciamo come il bambino, il ragazzo e il giovane, mentre passa dall'ingenuità dell'infanzia all'inquietudine della sua giovinezza, lungo uno dei periodi più tragici della storia del nostro Paese: dalla vigilia della guerra fin nel pieno della Resistenza ai nazifascisti. Sullo sfondo di un'Italia contadina, vediamo maturare una vocazione religiosa, messa alla prova da dubbi che spingono verso scelte più immediate e radicali. Si riconoscono temi, ambienti e personaggi che l'autore ha in seguito sviluppato in "La messa dell'uomo disarmato". Il fuoco del racconto è il dilemma tra la fedeltà a una vocazione che sembra recidere dal mondo reale e il bisogno di partecipare alla storia del proprio tempo dalla parte dei "giusti". Un interrogativo a cui l'autore risponde senza ideologia ma senza ambiguità, secondo una "regola" che ha improntato la sua stessa esistenza.