È un matrimonio che non profuma di amore quello fra Carlo e Nora sullo sfondo di una Toscana disegnata da casali in pietra e cipressi perfettamente allineati. Sensibile e fragile, tutti dicono che Nora sia una brava madre. Ben vestita e poco truccata ha tre figli da cinema americano, divora le unghie e vomita in bagno la solitudine. Mentre vomita pensa: "Gliela farò pagare, brutto bastardo". È la preda scontata di un narcisista patologico. La violenza fisica s'insinua nel quotidiano dove la rabbia di Carlo esplode improvvisa e feroce. Offese, schiaffi, porte sbattute e il sesso usato come punizione, magari in cucina, lei piegata sul lavello, il vino nella testa e pensieri distanti. Dai narcisisti non si riesce a fuggire e Nora lo sa; sono loro che mollano la vittima quando non serve più. E poi il vuoto. Il buio tra il bicchiere di Nora, i figli lontani, Carlo a festeggiare il sabato sera con la bionda di turno. Forse nulla vale davvero la pena. Nel cassetto del comodino ha due flaconi di Xanax e pillole per dormire. Butta giù tutto con il vino rimasto.