Un ritratto letterario, questo romanzo storico, originale trasfigurazione narrativa di quel "santo maledetto" che fu Marcello Gallian. Un vero artista d'avanguardia, innamorato del Duce e della Rivoluzione. Nelle pagine del libro compare con il nome di Matteo Galati, si ritira in incognito nella Certosa di Farneta e, prossimo alla morte, racconta la sua storia affascinante e tragica, segnata nel profondo dai miti, dagli errori e dagli orrori di un secolo che volge al termine. Matteo-Marcello ne attraversa, puro e disarmato, le vicende decisive: dalla Grande Guerra all'avventura fiumana di D'Annunzio, dal fascismo al secondo conflitto mondiale. Ma anche ambienti e mondi diversi: i ricevimenti a Corte imposti dalle sue origini nobiliari in contrasto con l'immersione catartica tra gli anarchici di Trastevere e nei bassifondi romani. Il monastero di Firenze (dove entra adolescente per diventare santo e salvare il padre adultero dalle fiamme dell'inferno) contrapposto alla "Marcia su Roma" e alla visita a Palazzo Venezia per convincere Mussolini a edificare la "Città del Sole" di Campanella. Infine, nel secondo dopoguerra, la Stazione Termini, costretto a trafficare con la borsa nera, fra ladruncoli e accattoni. In quel periodo, amareggiato e deluso ma incapace di voltare gabbana, il promettente scrittore degli anni Trenta, diventa anche un "ghostwriter", ridotto a vendere il suo ingegno a illustri personaggi abilmente transitati dall'Italia mussoliniana a quella democratica e antifascista.