Nell'immaginario comune, gli italiani che migravano al di là dell'Atlantico lo facevano al fine di stanziarsi in modo permanente nella società di arrivo. Al contrario, gli italiani migrati negli Stati Uniti mantennero spesso una relazione intensa e durevole con i propri familiari e connazionali lasciati in patria. Pratiche transnazionali come l'invio di lettere, rimesse, regali, beni di consumo furono fondamentali per preservare contatti con una realtà a cui si rimaneva legati da vincoli profondi, pur a fronte delle pressioni assimilatorie esercitate dalla società statunitense. Fra queste pratiche transnazionali figurano i ritorni nella terra di origine: visite di piacere, più o meno lunghe, a parenti o amici; viaggi d'affari o patriottici; e anche, rientri permanenti nella terra d'origine, che danno vita alla figura del "migrante di ritorno". Il tema del "ritorno", temporaneo o permanente, assume quindi una certa rilevanza nell'ambito dei Migration Studies e degli Italian American Studies. A questo argomento, in buona parte inesplorato e meritevole di molteplici approfondimenti, è dedicato questo volume, che coinvolgendo storici, letterati, geografi ed esperti di marketing, rappresenta un primo tentativo di analisi interdisciplinare del fenomeno.