C'era una volta una ragazza bionda, che visse come una dea pagana e morì come una lucciola che scompare nella notte. Bella senz'anima, due occhi di pietra azzurra, un'eleganza firmata Rochas. Si chiamava Corinne Luchaire e odiava i limiti. Amava, beveva, fumava, ballava, spendeva nel segno dell'eccesso. Seduceva come respirava. Portava gli uomini con sé all'inferno. La chiamavano la "nuova Greta Garbo". Girò una manciata di film, poi si perse nelle notti della Parigi nazista sporca di guerra. Ciano, Ali Khan, Trenet, Aumont, Allais, Empain e alcune "croci di ferro" tedesche stropicciarono (verità o leggenda?) le sue lenzuola di seta. Malata di tisi e di autodistruzione, morì a 28 anni, soffocata dal sangue dei suoi polmoni sfiniti. Dicono che "Audace", il suo profumo, aleggi ancora nelle bôites de nuit più sofisticate di Parigi. Questa, romanzata e liberamente interpretata, è la sua storia. Il racconto di una donna, di un'inquietudine, di un destino.