L'origine di questo lavoro è da rintracciare in un tema di Storia dell'arte che feci quand'ero studente all'Istituto d'arte di Chiavari, nel 1975. In quel tema, che conservo, difendevo la scultura, "quella che si fa per forza di levare", contro le contaminazioni apportate da artisti come Smith, Calder, Colla. Avevo iniziato a sedici anni "spontaneamente" e mi sembrava strano che si potesse intendere la scultura diversamente da Michelangelo, l'inimitabile. Suggestionato da certa critica e da alcuni artisti anch'io poi ho pagato un debito alla modernità con alcune opere incerte, immature; in esse era buono solo il piacere di scolpire. Successivamente ho compreso che un abisso separa gli antichi dai moderni, e non solo per una questione di stile, ma soprattutto per la profondità di pensiero. L'epoca presente è forse fra tutte quella più sfacciata: l'importanza che si autoattribuisce supera ogni decenza. Ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di verificare i fondamenti delle espressioni artistiche moderne, riscontrando spesso insufficienze clamorose. Se non fosse che alcuni di questi artisti moderni sono indicati alle giovani generazioni come modelli da seguire, non converrebbe nemmeno parlare di essi, talmente inconcludente è la loro posizione. Certo, alcuni autori non sono stati considerati, altri trattati in modo sbrigativo, ma si noterà spero che i più significativi sono stati approfonditi, sempre in modo diretto e autonomo.