La prima monografia completa (e non celebrativa) su Roberto Benigni, dalle origini dissacranti fino all'Oscar del 1999 (La vita è bella) e alle recenti lezioni-spettacolo in veste di divulgatore. Un ritratto che nasce dalle parole dello stesso attore e regista, in palese - talvolta bruciante - conflitto fra loro. Descrivendo la metamorfosi di un intellettuale, questo libro inquadra una crisi culturale più ampia: in ideale sincronia con la corsa al centro populistica e anti-ideologica attuata da tutti i principali partiti dopo il ventennio berlusconiano, Benigni ha ripetuto l'operazione TuttoDante con i testi "sacri" per la sinistra (la Costituzione nata dall'antifascismo) così come con quelli "sacri" per la destra (il Canto degli Italiani), infine con quelli riguardanti il sacro in senso proprio (la Bibbia, il Cantico dei Cantici), fondendoli in un solo, generico inno all'amore. Il modello di divulgazione popolare e politicamente corretto che l'attore adotta, in maniera identica, per ognuno dei contesti citati, viene esaminato parola per parola, fino a trarne conclusioni dirompenti: «Benigni è considerato un'icona della sinistra, ma le cose che dice sono di destra; lo si definisce comico, ma da anni i suoi spettacoli sfruttano la comicità per fare propaganda; lo si crede uno spirito libero - e forse, brevemente, lo è stato - ma oggi è soprattutto un bravissimo sacerdote del potere, un attento organizzatore di consenso». Introduzione è di Roberto Lasagna.