“Con la mano spianai una delle maniche del mio completo per rassicurarmi di sembrare ricco e arguto. Di dare l’impressione di essere a casa mia. Di avere i vestiti giusti. Perché sapevo, dalle mie passate esperienze, che era importante sembrare adatto al ruolo.”
Quando il giovane Martin Gilmour entra nella camerata della Burtonbury School è totalmente inadatto al ruolo: timido e riservato, ma dotato di un acuto senso di osservazione, si accorge subito che in lui è tutto sbagliato. Le scarpe stringate, la cravatta portata come un bavaglino, perfino l’orsetto di pezza, subito oggetto di scherno da parte dei nuovi compagni, che sono tutti simili, glamour e rilassati. Poi entra Ben Fitzmaurice, capelli ricci, voce roca, una presenza seducente: lui è quello che tutti seguono, che le ragazze guardano, è bello ed è un leader.
Da quel primo incontro al college nasce un’amicizia tra Martin e Ben, strana perché sempre sbilanciata, perché Martin è ossessionato dall’amico e gli vuole assomigliare in tutto, fino a emularne i gusti musicali, i vestiti, il modo di parlare. Un’amicizia fatta di attrazione, e forse anche di mistificazione, più immaginata che vissuta, in cui Martin sarà per tutta la vita PO, la Piccola Ombra.
“Quando ripenso a quei tempi, lo faccio con una tenerezza di fondo. Una freddezza liquida.”
Anni dopo il college, Martin è giornalista e scrittore, e Ben è sempre Ben, ricchissimo, potente, circondato da politici e star del cinema: Martin e la moglie Lucy sono invitati al party esclusivo per i suoi 40 anni, una villa da sogno, una moglie che sembra uscita da una rivista patinata, il primo ministro ospite d’onore. Ma qualcosa è cambiato, e tra i privilegi dei Fitzmaurice si annida il seme dell’indifferenza arrogante, che porterà al dramma.
Il party è un thriller psicologico costruito su piani diversi di narrazione, che va avanti e indietro nel tempo, costruendo un intreccio di episodi e punti di vista. I fattacci sono svelati solo alla fine, e Elizabeth Day conduce il lettore attraverso il racconto di un rapporto morboso e avvilente, che si dipana in un interrogatorio di polizia, in sedute psichiatriche e sotto forma di un diario a tratti delirante. Sullo sfondo, sempre più reale e consistente, l’ossessione diventa desiderio di vendetta.
Emerge il personaggio di Lucy, gonnelloni fuori moda e unghie rosicchiate, con la capacità di vedere dietro ogni apparenza, soffrendo in un matrimonio che si rivela un rapporto a tre, con un marito distante e pieno di segreti. E’ l’unico personaggio senza maschere, ed è il vero cuore della storia, potente nella sua fragilità.
“Quando si è sposati con qualcuno di cui non ci si fida, si deve prestare attenzione a un sacco di cose.”
Il party è un romanzo irresistibile, molto potente nel definire i ruoli di questo ambiguo gioco delle parti, inquietante nello svelare lentamente il marcio che si nasconde dietro lo scintillio, dove tutto ha un prezzo, anche l’amicizia, e nel descrivere un amore fatto di dipendenza e sincero tormento.
Recensione di Francesca Cingoli