Se ogni epoca ha le sue malattie, oggi il panico è quel che era la sifilide, la spagnola, la gotta o la tubercolosi in altri tempi della storia. O la peste, cara alla psicanalisi per altri motivi. Ma il panico appartiene, come le altre malattie, ai corpi? È faccenda di organismi, di medicine con il loro armamentario di linguaggio, diagnosi, prognosi, posologia, decorsi? Quale il suo corpus? O la sua forma mentis? Il panico mente? Moderna presenza di spiriti ingannatori, di isteriche senza ritegno né fede, è recita e menzogna? Appartiene così al pensiero o peggio, alle strane voglie, al sesso? Di cosa è fatto, si domandano i contemporanei, quale la sua materia, come vive, come si mantiene; e soprattutto, dove va a morire.