Scienza e potere, sangue e sesso, sono questi gli ingredienti di una sconosciuta storia fiorentina del XVII secolo che riaffiora dai documenti d'archivio con la freschezza di un giallo poliziesco. Ne sono protagonisti un misterioso paggio romano, il conte Bruto della Molara, che era stato per oltre vent'anni l'amante del Granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici, e lo scienziato aretino Francesco Redi, medico personale dello stesso Granduca e poi del suo erede al trono Cosimo III. Intorno a loro ruotano alcuni dei più bei nomi della cultura fiorentina del Seicento, che avevano animato la vita della corte di Palazzo Pitti e delle accademie del Cimento e della Crusca. Squarci di cronaca nera fiorentina in cui vibranti amori omosessuali e puerili gelosie si erano mescolati alla violenza più insolente; racconti inediti di piccole virtù e di grandi vizi, nei quali anche prestigiosi intellettuali, che sono celebrati nei libri di storia come protagonisti della modernità, non avevano esitato a ricorrere al pugnale di prezzolati sicari di strada pur di trionfare sugli avversari.