"Trasformare il mondo, ha detto Marx, cambiare la vita, ha detto Rimbaud. Queste due parole d'ordine sono per noi una sola". Parole di André Breton che la dicono lunga sulle ambizioni dello scrittore. Nel Novecento le forme della poesia e del romanzo vengono sradicate e ricomposte, analizzate, reinventate sotto l'impatto di un secolo che riserva esperienze del tempo e dello spazio totalmente nuove. Una sfida per l'immaginazione e la parola: la velocità delle macchine, la guerra "industriale"; e poi lo stravolgimento del paesaggio, le strade e le autostrade, le industrie, le città, l'aria diventata un problema. L'attrazione fatale per la parola viva e parlata dei dialetti e la babele delle lingue, e la scrittura ereditata dalla tradizione; il conflitto fra le generazioni e fra i sessi, il rapporto fra scrittura e consumi di massa. Sperimentatori accaniti, scrittori e scrittrici del Novecento si fanno semiotici del testo e della cultura, ripercorrono vertiginosamente la memoria e il presente, controllando la propria andatura in narrazioni fluviali o nelle forme fulminanti dell'aforisma e del frammento, in una tensione permanente fra l'affabulazione e l'afasia, per trovare la propria scomoda necessità.