"Si dice che una sera all'ora di vespro andò in chiesa in camicia e, presa una berretta da prete in capo, con un messale aperto tra le mani, volto al popolo fingeva leggere voltando di quando in quando le pagine. Grande fu lo spavento della gente che ivi si trovava assistente ai divini uffizi. L'arciprete prima colle preghiere che a nulla giovarono, poi colla forza e col soccorso di robusti contadini lo presero e lo condussero a casa, dove fu con violenza serrato. Morì demente nel 1600 - 11 aprile. Nel Museo di San Giovanni conservasi un teschio umano che dicesi appartenere appunto a questo Leonida. Nel cranio sopra la fronte si vede una cicatrice che è già quasi rimarginata. Doveva però essere molto profonda e da toccare il cervello". La figura di Leonida (1562-1600), figlio di Cornelio Malatesta signore di Sogliano, è quasi completamente in ombra. Di lui, la storia ha tramandato quasi esclusivamente la propria pazzia e la leggenda un cranio conservato in un museo romagnolo, quello di San Giovanni in Galilea. Recenti studi storiografici, archivistici e paleopatologici hanno finalmente permesso di fare luce su questa vicenda.