Non un diario o un abbozzo di narrazione. Solo un taccuino di appunti che testimonia la presenza a Roma di Émile Zola per circa un mese nel 1894. Ha deciso di ambientare qui un suo nuovo romanzo e gira la città stilando ogni giorno tre o quattro pagine d'impressioni, di appunti, di un vero e proprio reportage giornalistico. Ma il limite della fredda razionalità con cui tratteggia luoghi e persone si trasforma, oggi per il lettore, in un pregio: ci offre un volto inedito della città rispetto alla letteratura che le era contemporanea. Nessun alone romantico, ma pungenti pennellate che ci restituiscono un'atmosfera di nobiltà decadente, di borghesia affaristica, di clero votato più alla speculazione che alla religione, di straordinarie bellezze accanto a luoghi malsani. Una visione immeritata di Roma? Ma la città troverà modo di vendicarsi a suo modo, spingendo Zola a pagine di autentica emozione davanti a panorami e tesori artistici che lo costringeranno a descrizioni di straordinaria immediatezza visiva.