Due guerre mondiali, 187 milioni di morti, quattro imperi che si dissolvono, un sistema coloniale che si disgrega, l'Unione Sovietica che implode, l'era atomica che impone un equilibrio del terrore. Perché dovrebbe essere «breve» il Novecento? Perché uno storico di valore, Eric J. Hobsbawm, lo vide iniziare il 28 luglio del 1914, con gli spari di Sarajevo, e finire con la caduta del Muro, e le due guerre saldate fra loro, continuazione l'una dell'altra. Del secolo da poco (o molto?) concluso, Bernardo Valli scrive «a memoria» tragedie e progressi, in una lectio che di magistrale ha la sintesi, non la lunghezza. Acuta come un saggio ma lesta come la «conversazione di un cronista». Un libretto di istruzioni per la vita da mettere in tasca alle generazioni che non hanno visto e agli scettici d'Europa che hanno perduto coscienza della vittoria che l'Unione rappresenta, in settant'anni di pace.