Per gli antropologi culturali il turismo rappresenta il "fatto sociale totale", che così come le migrazioni e le altre forma di spostamento umano produce cambiamenti significativi delle culture nelle società complesse. Cetara, incastonata nella costa che è tra le più belle del mondo (la costiera amalfitana), nell'immaginario diffuso evoca attualmente colatura, alici, pesca, tonno, salatura e conservazione del pesce. In questa indagine sono stati oggetti di studio la complessa relazione che la costruzione dei processi identitari di una comunità pone con la percezione del passato; il rapporto tra storia e storie di vita e soprattutto come un prodotto alimentare sia diventato sintomo, simbolo, sintesi dell'identità del sito producendone una moderna sacralizzazione. Dalla ricerca sul campo, durata circa tre anni, sono emersi, inoltre, aspetti che riguardano i percorsi migratori e le rotte che i cetaresi hanno disegnato attraverso itinerari e modalità assolutamente singolari che potrebbero costituire un sintomo, del resto simile ad altre piccole comunità costiere e isolane dell'Italia, per individuare differenze, ma soprattutto similitudini, con le attuali trasmigrazioni. Nel caso di Cetara la riappropriazione della memoria e del passato sta dando vita ad una sorta di auto etnografia che si coniuga con la realizzazione di un turismo di nicchia ed esperenziale che produce nuove pratiche dell'incontro legate alla sostenibilità ambientale e ad una riappropriazione del patrimonio culturale.