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Siamo fatti di tanti pezzi: la narrazione delle nostre vite si compone come un puzzle, attraverso accostamenti, sovrapposizioni, incastri e punti di vista. Sono i fotogrammi che danno forma alla nostra storia a diventare essenziali, sono quelli che si salvano dal naufragio del tempo, che rimangono impigliati nel ricordo.
Andrea Bajani ricostruisce la vita del suo protagonista, per convenzione chiamato Io, attraverso le case che ha abitato o attraversato, e lo fa con la semplicità degli oggetti, e la profondità dell’affetto, associando indizi in un libro inconsueto per struttura e forza espressiva.
Testimoni silenziose, le case sono le quinte dove accadono i fatti, piccoli e grandi di una vita: si ama, si litiga, si fa sesso, si tradisce, si nasce e si muore. Si assiste agli eventi che hanno cambiato il nostro presente.
Loro sono lì, pareti e mobili, raccolti nel tempo, trasportati e traslocati nel viaggio che porta in tutte le case che ci appartengono, o che in qualche modo usiamo. La poesia degli oggetti di Bajani nasce così, per definire un percorso di Io che non è mai cronologico e che si costruisce per tappe, avanti e indietro, a raccontare il nostro tempo, le nostre famiglie, con una casa e una data.
“Casa del radiatore, 1998
La posa della prima pietra è stata l’acquisto del televisore, che ora è appoggiato sopra un pavimento di mattonelle in finto cotto.”
Sono macchine dei ricordi, le case, ma sono soprattutto macchine di relazioni, che restituiscono le tante versioni di noi, le nostre interpretazioni.
Io bambino nella casa del sottosuolo, che gioca con una tartaruga, Io studente su un materasso in una via lattea di polvere, Io amante nella casa dell’adulterio, Io adulto nella casa di famiglia, Io scrittore nella casa delle parole.
Siamo tutti lì, in quei ruoli, che ci definiscono: siamo Madre e Padre, siamo Parenti, Sorella, Moglie. Siamo quello che rappresentiamo sulla scena, recitando vite che impregnano le pareti di luci e di ombre, di silenzi e di urla, di dolore, di malattia, di incomprensioni, di giochi e di complicità. Con una logica fatta per contrasti, Bajani usa le pareti fredde delle case per restituire il calore della vita che contengono: facendo così, sostituisce lo spazio al tempo come responsabile della narrazione, prende i vuoti e li riempie. Le sue pagine vibrano di vita.
“La Casa dei ricordi fuoriusciti è la scatola nera di ciò che non ricorda, contiene quello che persino la memoria ha rifiutato, anche se è successo. Di certo è ciò che consente a Io di dire Io continuamente sapendo di mentire.”
Portiamo con noi la nostra storia, qualche volta come protagonisti, qualche volta come comparse, e ogni volta che svuotiamo una casa, la lasciamo piena della vita che ha contenuto, piena anche delle sue vergogne. Le case di Bajani non sono solo luoghi, sono anche metafore, sono la fede matrimoniale che definisce un progetto di vita, il conto corrente che è una caserma che richiede disciplina, un marchingegno da luna park per artigliare peluche e trattenere frammenti di un mondo sotterraneo.
“Casa degli appunti, 2021
La Casa degli appunti è una Casa delle parole semovente, è dove la sua attività si è trasferita. Io non ci entra ogni mattina, ma apre la porta quando vuole. Tecnicamente è un taccuino. Ha 81 pagine e quindi altrettanti appartamenti.”
Ma siccome non siamo monadi, la nostra vita si definisce anche su quei fotogrammi universali, che rimangono lì, nella mente per sempre, e segnano i passaggi dell’esistenza. Casa di Prigioniero e Casa di Poeta sono così simboli del mondo fuori, che fuori non resta mai. E per Io le immagini di Aldo Moro morto nel bagagliaio della Renault 4 rossa, o quelle del corpo martoriato di Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia sono anch’esse tessere che compongono la storia di una generazione. Sono case. Nel suo ricorrente “Io è” Andrea Bajani fa ricerca di identità attraverso i dettagli, e il suo album catastale è proustianamente vitale.
Protagonista simbolo de Il libro delle case è Tartaruga, l’unico essere che porta con sé per sempre la sua casa, e con la sua casa porta con sé per sempre la sua storia. Privilegiata o prigioniera, la Tartaruga sopravvive a tutti, anche a Io, Triassico in giardino, che ha visto transitare un mondo da dentro il suo carapace.
Quella di Andrea Bajani è una lettura da godere, da assaporare pagina per pagina, senza la necessità di ricostruire la cronologia e il pragmatismo della storia, senza dover per forza fare biografia, mettere in ordine i pezzi. Il libro delle case è principalmente poetica, sopra la storia, sopra le persone, sopra i luoghi.
Francesca Cingoli
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