Quarto narratore per la collana Porta Maggiore, Matteo Femia, nato a Cormons (Gorizia), dove tuttora vive e lavora come giornalista pubblicista per varie testate, letteralmente innamorato di quei luoghi osmotici e storicamente complessi, il suo Friuli Venezia Giulia e l'ex Jugoslavia, si cimenta questa volta con una raccolta di racconti brevi e meno brevi dall'intersecazione innovativa e molto interessante. Ogni novella sembra essere parte di un insieme romanzesco che rincorre la storia e oltrepassa i tempi. "Il letargo degli orsi a Sarajevo" parla di pluralità, mescolanze e migrazioni. Tutti fattori che hanno sempre contraddistinto territori in costante movimento: proprio come quelli descritti in queste pagine, dove nove storie di genti vissute tra confini veri e presunti vengono romanzate lungo tutto il corso del Novecento, attraverso quella linea sottile che unisce Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Croazia e Bosnia. Frontiere in cui lingue e culture differenti da sempre convivono con armonia e con tenacia, o invero con difficoltà e sofferenze, avvolte da una natura irrequieta proprio come i popoli che l'abitano.