«Ho cominciato a scrivere questo piccolo libro il primo giorno di primavera 2020. Già molto era accaduto in questi nuovi tempi di contagio e sentivo il desiderio profondo, ma fino allora inespresso, di celebrare le vittime dell'eccidio al quale stavo assistendo. Uomini e donne lasciati andare senza sepoltura, l'atto più indispensabile nella vita di una persona. Non era passato giorno da quando questa tragedia era cominciata senza che li pensassi. A loro e alle loro famiglie vanno le mie parole per "amati sconosciuti". In tempi di virus, come in tempi di guerra. Così, questa meditazione poetica si conclude il 25 aprile, il giorno della liberazione, come simbolo di rinascita, lasciando alla storia tutte le altre considerazioni. Che tutto questo possa contribuire a ricordarci che siamo Umanità e che il senso di fratellanza che, oggi come allora, sentiamo è il legame che soggiace alla nostra presenza sulla terra. Dovremo ripensare il mondo e dovrà essere più giusto per onorare chi non ci sarà, chi sarà troppo debole per decidere e chi, ancora giovane per essere interpellato, dovrà affidarsi» (Cristiana Vai)