L'esordio narrativo del magistrato messinese Antonino Totaro è un giallo ambientato nel mondo della giustizia. Sul finire degli anni settanta del secolo scorso un giovane magistrato, Andrea, assume l'incarico di giudice istruttore in un tribunale del sud. Sullo sfondo della realtà di una mafia in fase di cambiamento, la vicenda umana del magistrato si intreccia con due gravi delitti, che lo porteranno a indagare in un ambiente complicato. Dalle indagini emergono figure nobili (di inquirenti e di giovani uomini politici che credono nella loro azione per un futuro migliore) e personaggi criminali (che perseguono i loro fini di arricchimento illecito e di potere con il più cinico disprezzo per la vita e la salute degli altri). Dai fascicoli di cui il magistrato si occupa escono tanti fili, aggrovigliati come in una matassa, che però lentamente si svolgono e sembrano condurre tutti a un unico burattinaio, il più scaltro e pericoloso degli insospettabili. Rievocando alla fine della sua carriera questa giovanile stagione, Andrea non può che rivedere con nostalgia, ma anche con maggiore consapevolezza, gli accadimenti di un tempo che è passato, o che sembra passato.