Fin dal suo primo apparire, il gioiello non è una semplice espressione di vanità e seduzione, ma associa alla funzione decorativa una moltitudine di significati che lo trasformano a tutti gli effetti in un codice di comunicazione complesso e affascinante. Esso è da sempre un indicatore di status sociale, sino a tutto il Medioevo è considerato uno strumento di protezione dotato di virtù magiche e a partire dall'età moderna si autodetermina come rappresentazione del gusto individuale in simbiosi col Sistema Moda. Questo saggio mette a confronto la sua evoluzione merceologica, tecnica e stilistica con i cambiamenti politici, economici e culturali della Grande Storia, non tralasciando di analizzare la figura di chi crea questi manufatti, ovvero l'orefice/gioielliere, colto nel passaggio dalla dipendenza curtense alla libera imprenditoria, dalla dimensione artigiana a quella industriale. Ma il gioiello è anche un oggetto d'Arte e, se nel Quattrocento s'impone come strumento iconologico per decrittare la ritrattistica coeva, nel Novecento, con l'affermarsi del concetto di design, si fa portavoce di una democratizzazione dello stile e paradossalmente di un fenomeno elitario e sperimentale qual è il "gioiello d'autore".