Brossura con alette, oltre 50 ill. b/n. Seconda edizione, riveduta. Questo libro semplice, in apparenza, e profondo è nato nella scuola, in quella particolare e unica esperienza didattica che Guido Strazza aveva iniziato all'Accademia dell'Aquila e nei due anni di lavoro comune all'antica Calcografia Nazionale di Roma. Se all'Accademia gli interlocutori sono stati gli studenti con un prevedibile curriculum scolastico, alla Calcografia l'incontro era stato invece con allievi di formazione varia, con diverse finalità di ricerca e, talvolta, già a rigore maestri dell'incisione. Il dono di Guido Strazza fu di ricondurre ai principi minimi ed elementari del fare incisione l'esperienza di tutti, entro una comune liberazione dalla stanchezza del mestiere e dello stesso guardare, ritrovando le emozioni prime della creatività che sono lo stupore e la gioia. Dal racconto del libro si conferma la possibilità precisa del dilatarsi di questa esperienza al di là del gruppo costituito fino a rivolgersi a lettori e a sperimentatori ignoti.
Nei termini di Chomsky, scrivere un manuale di tecnica diventa per Strazza individuare livelli di adeguatezza grammaticale, dall'inventario dei segni alla loro capacità di costituirsi in un sistema che rende possibile la formazione delIa sentenza secondo un processo che tiene conto di un ordine innato e primario (si veda l'insistenza sulle posizioni del corpo, sullo sgombro della mente, quasi un'esigenza alchemica di purezza nell'accingersi all'opera, le segnalazioni sulla corrispondenza delle verticali a una realtà innata, quella della forza di gravità). Il risultato insolito e felice è un manuale di tecnica che propone argomenti anche al profano che non inciderà mai, e che pure sarà stimolato dal libro a riflessioni nuove e su terreni diversi. (Carlo Bertelli)