"Riunite dunque mentalmente in uno stesso momento le situazioni piú belle della natura; supponete di vedere contemporaneamente tutte le ore del giorno e tutte le stagioni, un mattino primaverile e un mattino autunnale, una notte cosparsa di stelle e una notte coperta di nubi, prati ammantati di fiori, foreste rese spoglie dal gelo, campi dorati dalle messi: avrete allora una giusta idea dello spettacolo dell'universo. Mentre voi ammirate il sole che si tuffa sotto le volte dell'occidente, un altro osservatore lo guarda uscire dalle regioni dell'aurora."
Il 14 aprile del 1802 il Génie du Christianisme appare per la prima volta in libreria. Quattro giorni dopo, nella cattedrale parigina di Notre-Dame sono unitamente celebrate con un solenne Te Deum la recente pace con l'Inghilterra – la Pace di Amiens – e l'entrata in vigore del Concordato tra Santa Sede e Repubblica francese. Un'opera concepita allo scadere del secolo dei Lumi col principale intento di dare un'articolata illustrazione del mondo cristiano – soprattutto cattolico – a correzione dell'entusiasmo rivoluzionario che ha tentato di cancellarlo, dimostrandone la superiorità morale ed estetica. Un libro vessillo, che avrebbe sostituito in tutta Europa i gusti neoclassici dell'Illuminismo con il «nuovo» immaginario romantico. Col suo Génie, scritto in una prosa suggestiva e ricca di fascino, Chateaubriand pone le basi di un rinnovato umanesimo, insieme cattolico e popolare, sintesi di ragione e fede, di storia e poesia: un umanesimo sottratto alla presunzione di ogni forma di razionalismo e umilmente aperto all'accoglienza di una «religione rivelata», capace di rendere efficace la potenza creatrice della parola. Opera «faziosa», vivo punto di riferimento per le letteratura moderna, colonna portante del romanticismo, il Génie non ha mai smesso di dividere gli animi e di suscitare, talvolta, reazioni virulente ed estreme. Specchio di un'età di transizione particolarmente complessa e drammatica, non molto dissimile dalla nostra attuale, il testo di Chateaubriand si prepara a tornare in libreria in un'edizione curata, tradotta e annotata da Mario Richter, che già si era magistralmente occupato - sempre nei Millenni - del Port-Royal.