All'inizio del secolo scorso Lanzo d'Intelvi era la capitale indiscussa del nascente turismo montano del centro e alta Lombardia. Ville dalle architetture eleganti, hotel con centinaia di stanze, bella gente con i suoi riti, ma anche ambiguità, lusso e aristocratiche donne, tresche e tradimenti. Il proscenio è quanto di meglio la natura proponga: laghi (di Como e di Lugano), dolci declivi, tra borghi montani, boschi e pascoli, che accolgono carrozze a più cavalli e gite al Ceresio con la funicolare, finti pittori caricaturisti che si muovono tra la valle d'Intelvi, la Tremezzina e il lago. In questo stupefacente quadro, ora totalmente perduto, si muovono altre comparse: sono i contrabbandieri con le loro felpate trame. Alleanze, doppi giochi, fino al clamoroso conflitto a fuoco tra la Guardia di Finanza e cento spalloni, con la copertina della Domenica del Corriere dedicata all'episodio. Ma c'è anche un funzionario delle dogane, in incognito, che ha il dono dell'osservazione e, quello ancor più pregiato, del saper intessere il bel racconto.